Cedolare secca al 26% per affitti brevi dalla seconda casa nel 2024

La cedolare secca (art. 3 del DLgs. 14.3.2011 n. 23) è il regime opzionale di imposizione sostitutiva sul reddito fondiario derivante dalla locazione di immobili abitativi, che sostituisce l’IRPEF, nonché le imposte di registro e di bollo relative al contratto di locazione.
Il regime di cedolare secca può essere scelto solo dal proprietario persona fisica (e non dagli affittuari) in fase di registrazione del contratto.

Dal 2024

Come cambia la cedolare secca per gli affitti brevi di più appartamenti

A partire dal 2024, come si legge nell’articolo 18 del disegno di legge di Bilancio in approvazione in parlamento entro dicembre 2023, si prevede l’aumento dell’aliquota al 26% in caso di “destinazione alla locazione breve di più di un appartamento per ciascun periodo d’imposta”.

In breve, quindi, l’aumento della tassa piatta riguarderebbe le locazioni abitative di durata non superiore a 30 giorni, quando il locatore destini alla locazione breve da due appartamenti in su, mentre la possibilità di applicare la cedolare al 21% resterebbe valida per chi destini alla locazione breve un solo appartamento.

Questo vale sempre e comunque solo per le locazioni brevi, ovvero: “un contratto di locazione di immobile a uso abitativo, di durata non superiore a 30 giorni, stipulato da persone fisiche, al di fuori dell’esercizio di attività d’impresa”.

È importante ricordare inoltre che oltre i 4 appartamenti, si ricade in ambito imprenditoriale ex art. 1 co. 595 della L 178/2020, quindi la cedolare è del tutto esclusa.

Cedolare secca al 21% per gli affitti brevi di un solo immobile

Anche nel 2024, la cedolare secca al 21% si continuerà ad applicare a chi si avvale del regime delle locazioni brevi per una singola unità immobiliare facente parte delle categorie catastali comprese tra A1 a A11 (esclusa l’A10 – uffici o studi privati). Tutti i titolari del diritto di proprietà potranno quindi continuare ad affittare un solo immobile senza subire aggravi fiscali.

Chi invece ne affitta più di uno nel corso dell’anno subirà l’aumento di cinque punti percentuali su tutti gli altri, proprio a partire dal secondo.

Introduzione del Cin: Codice identificativo nazionale sugli affitti brevi

Oltre alle nuove misure legate alla cedolare, il disegno di legge di Bilancio prevede l’introduzione del Cin, ovvero il Codice identificativo nazionale, il cui fine è ridurre il sommerso nel settore delle locazioni brevi sotto i 30 giorni.

Secondo quanto contenuto nella nuova normativa, il codice sarà assegnato in maniera automatizzata dal Ministero del Turismo dopo la presentazione di una domanda, per ogni unità oggetto di locazione per finalità turistiche. Inoltre, ogni proprietà dotata di codice identificativo sarà inserita in un’apposita banca dati per conoscere in modo dettagliato tutta l’offerta extra alberghiera, e monitorare l’utilizzo degli immobili.

Chi affitta il proprio immobile per locazioni brevi sarà quindi tenuto a esporre il Cin all’ingresso e a indicarlo in ogni annuncio, pena una sanzione compresa tra 500 e 5.000 euro.

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